mercoledì 4 aprile 2018

Google vieta le estensioni che permettono il mining di criptovaluta


Secondo molti, le criptovalute rappresentano il futuro e sono moltissimi quelli che rimpiangono di non aver investito in Bitcoin o simili. Come succede in questi casi però, se si presenta una possibile novità positiva ci sarà qualcuno che tenterà di metterci le mani sopra in modo fraudolento. Proprio per questo motivo, si sono moltiplicati fino a diventare una ondata gli episodi di mining di criptovaluta compiuti senza il permesso degli utenti: parliamo di attacchi volti a sfruttare di nascosto la capacità di calcolo delle CPU degli utenti che navigano nel web. Ultimamente si sono susseguiti numerosi interventi volti a prevenire questo tipo di situazioni (se sei un utente Firefox vedi qui), l'ultimo in ordine di tempo viene direttamente da Google che ha deciso di escludere dal webstore di Chrome le estensioni che permettono il mining di criptovalute. 

La decisione di Google è arrivata in seguito all'aver riscontrato un aumento delle presenza di
estensioni dannose che incorporavano script finalizzati al mining che venivano eseguiti in background senza che l'utente ne fosse a conoscenza. Solo per fare un esempio, a Gennaio i "minatori" sono stati identificati persino in un laboratorio di armi nucleari russo e su migliaia di siti web governativi. Stando a quanto scoperto, lo stesso malware sarebbe responsabile dell'infezione di più di mezzo milione di PC solo nel mese di Gennaio.



La situazione precedente
Fino ad ora, la presenza di queste estensioni sul webstore era consentita solo a patto che venissero informati gli utenti circa il loro funzionamento ed avessero scopi legittimi (ad esempio sostituire il guadagno di ads e pubblicità con il mining dal proprio sito web), dal momento però che il 90% delle estensioni presentate dagli sviluppatori non rispettava le regole, il gigante tecnologico ha deciso di vietarle tutte.  

Le conseguenze
Il divieto imposto da Google non avrà alcun impatto sugli altri tipi di estensioni relative alle valute digitali e blockchain come, per fare un esempio, quelle deputate al controllo del valore dei Bitcoin, i browser blockchain e i wallet di criptovaluta. La mossa di Google è quindi da intendersi come un altro passo nella direzione di voler garantire ai propri utenti Chrome di poter godere dei vantaggi delle estensioni senza esporsi a rischi nascosti. Sebbene il divieto rappresenti una novità assoluta, non è detto che questo basti a risolvere il problema, dal momento che gli hacker hanno sviluppato nuovi metodi per nascondere le loro funzionalità di mining nelle estensioni ed ottenere l'approvazione dal Web Store di Chrome. 

Per concludere, possiamo dire che la mossa fatta da Google si inserisce nel quadro più ampio di precauzioni e soluzioni che tutte le grandi aziende del mondo informatico stanno applicando al fine di proteggere i possessori di criptovaluta. Non più tardi di un mese fa Twitter ha annunciato il proprio piano per bloccare gli annunci relativi alla criptovaluta sulla propria piattaforma, così come Facebook, che a Gennaio ha vietato tutti gli annunci che promuovono le criptovalute.

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