venerdì 18 gennaio 2019

10 years challenge: è (solo) una sfida social o un Grande Fratello?


Molti di noi si saranno accorti della nuova sfida che sta tenendo banco su Facebook e Instagram in questi giorni: parliamo della "10 years challenge", un gioco sui social nel quale si confrontano le proprie foto di oggi con quelle scattate dieci anni fa, usando l'hastag #10yearschallenge. "Un gioco innocuo, tipicamente da social" staranno pensando in molti.

Eppure, qualche giorno fa, la giornalista e scrittrice Kate O'Neill ha sollevato un vero e proprio polverone con un semplice tweet, nel quale si domanda (lecitamente aggiungiamo noi) se e come verranno usati questi dati. Nel dettaglio si domanda se il confronto tra le nostre foto di oggi e quelle di 10 anni fa serviranno ad addestrare un algoritmo di riconoscimento facciale, affinando la capacità di riconoscere come cambiano le persone col progredire dell'età.

Un passo indietro...il machine learning
I dubbi della O'Neill originano dalla diffusione sempre più ampia dei sistemi di "image recognition". Facciamo un esempio: sarà capitato a tutti di imbattersi in un "captcha code" dove ci viene chiesto di indicare quali immagini di biciclette, strisce pedonali, auto siano presenti, per dimostrare di non essere dei bot. Facendo questo però, non stiamo solo dimostrando di non essere dei robot, ma, prima di tutto, stiamo aiutando una intelligenza artificiale (in questo caso un algoritmo di riconoscimento immagini) a riconoscere una bicicletta o un auto in tutte le sue forme, colori e possibili posizioni.

I sistemi di machine learning infatti hanno bisogno di migliaia di dati e tentativi per imparare a riconoscere le immagini. Questi dati sono raccolti in svariati modi: oltre ai captcha, ci sono ad esempio centinaia di quiz online ai quali forniamo informazioni private rispondendo a domande per scoprire la nostra personalità o quale personaggio storico ci somiglia o chi eravamo nella nostra vita precedente. Questi quiz sono esattamente quelli sfruttati da Cambridge Analytica per mettere a punto il sistema di propaganda elettorale che ha destato scandalo in tutto il mondo.

Andando nel dettaglio, gli algoritmi di face recognition sono un nuovo campo di sviluppo della tecnologia: in futuro infatti ci potranno permettere di effettuare pagamenti usando il nostro volto. Basterà entrare in un negozio e farsi riconoscere dall'algoritmo per rendere del tutto automatizzato il processo di acquisto, magari godendo di una scontistica individuale approntata in base ai gusti e allo storico degli acquisti già fatti in quel negozio. Impossibile non pensare, inoltre, all'aumento delle potenzialità dei sistemi di sorveglianza.


Come vengono usati questi dati?
Tornando al tweet di O'Neill dopo tutte queste premesse, i dubbi sollevati dalla giornalista sulla "10 Years Challenge" appaiono più chiari: quale utilizzo sarà fatto dei dati che forniamo alle piattaforme social e ai loro algoritmi e quali saranno le implicazioni tecnologiche e sociali?

Alcune potrebbero essere positive, spiega O'Neill: questa tecnologia potrebbe essere molto utile per il ritrovamento di persone scomparse da tempo, sopratutto i bambini, i quali nell'arco di pochi anni possono mutare radicalmente di aspetto. Nel campo della sicurezza invece può divenire un utilissimo strumento per riconoscere e rintracciare persone latitanti da tempo, sostituendo le famose ricostruzioni di come potrebbero essere oggi i loro volti. I timori sono sempre gli stessi: da un lato queste tecnologie possono facilitare il lavoro delle forze dell'ordine, dall'altro possono essere un onnipresente sistema di sorveglianza.

Non c'è alcuna conferma ufficiale da parte di Instagram e Facebook, ma è inutile negare che tali dati potrebbero venire utilizzati proprio per il training di algoritmi di riconoscimento e che quindi dovremmo prestare molta più attenzione (e avere anche più consapevolezza) quando partecipiamo a questo tipo di raccolte dati online. Insomma, si chiede O'Neill, il caso Cambridge Analytica non ha insegnato proprio nulla?

La parola a Facebook
In ogni caso, un portavoce di Facebook (che possiede anche Instagram) ha smentito ogni voce sull'uso delle foto della 10 Years Challenge per il training di un algoritmo di riconoscimento facciale. Ha fatto sapere che il meme è stato creato dagli utenti e che è poi diventato virale, ribadendo che Facebook nulla guadagna da questo meme (neppure nuove foto, precisa, visto che molti stanno usando per il confronto vecchie foto già pubblicate su Facebook). Inoltre, ha aggiunto, gli utenti di Facebook possono scegliere in qualisiasi momento se attivare o disattivare il riconoscimento facciale.

Dal punto di vista legale, gli utenti europei comunque possono dormire sonni tranquilli: il GDPR vieta infatti l'uso di tecnologie per identificare i cittadini (anche se ci sono, ovviamente eccezioni, prima tra tutti la sicurezza). 

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